Biomarkers genetici coinvolti nell’insufficienza venosa cronica


L’insufficienza venosa cronica (IVC) è una comune sindrome clinica che colpisce circa l’80% della popolazione occidentale, di cui 1/4 presenta le vene varicose, la manifestazione più comune dell’IVC. Diversi studi hanno ipotizzato come alcuni fattori genetici possano essere implicati nell’ereditarietà delle vene varicose stesse.

Il gene FOXC2 codifica per un fattore trascrizionale regolatorio implicato nello sviluppo del sistema linfatico e venoso, in particolar modo nel mantenimento del funzionamento delle valvole. Alcuni studi hanno rivelato un’associazione tra mutazioni nel gene FOXC2 e le vene varicose.

Il Fattore di crescita endoteliale A (VEGF-A) è un regolatore, sia fisiologico che patologico, dell’angiogenesi che riveste un ruolo importante nella reattività vascolare e nel mantenimento dell’integrità delle pareti vascolari. Uno studio ha dimostrato che cambiamenti nei livelli di VEGF-A e dei suoi recettori (VEGF R1 e R2) nelle pareti delle vene possono spiegare la sintomatologia clinica delle vene varicose e determinarne la progressione.

Le Metalloproteinasi della matrice (MMPs) e i relativi inibitori (TIMPs) rivestono un ruolo fondamentale nel rimodellamento vascolare. Potrebbero ricoprire un ruolo importante nell’insorgenza dell’IVC, e soprattutto nella formazione delle vene varicose, in quanto influenzano l’integrità delle pareti venose. Esistono degli studi che mostrano come le MMP-2 regolino i componenti della matrice extracellulare (ECM) nelle vene. L’aumento delle MMP-2 induce un rilassamento delle vene stesse, portando a dilatazione venosa e quindi alle vene varicose come manifestazione dell’IVC.

Alcuni ricercatori hanno studiato l’influenza del gene dell’emocromatosi nello sviluppo delle vene varicose: il polimorfismo di questo gene sembra ricoprire un ruolo nella suscettibilità individuale allo sviluppo di questa problematica, così come alla sua progressione e alla formazione di ulcere. L’emocromatosi è una malattia ereditaria determinata da difetti genetici che causano alterazioni del metabolismo del ferro ed il suo accumulo. Il ferro in eccesso non legato alla transferrina e libero nel sangue risulta essere in grado di generare specie reattive dell’ossigeno che portano a lesioni vascolari tipiche delle patologie cardiovascolari. Nei soggetti con IVC è stata rilevata nel sangue una quantità di ferro maggiore rispetto ai soggetti sani.

Uno studio recente ha esaminato il ruolo delle mutazioni della metilentetraidrofolato reduttasi (MTHFR) nello sviluppo delle vene varicose. È stato visto come queste mutazioni inducono una riduzione della metilazione del DNA, causando un’anomala espressione delle proteine della matrice extracellulare e delle proteine strutturali delle pareti delle vene, che porta ad un prematuro invecchiamento del tessuto venoso, terreno fertile per lo sviluppo delle vene varicose.

Quindi la prevenzione basata sulla valutazione dei fattori di rischio, come quelli genetici, ed una ipotetica terapia genica potrebbero essere considerati degli efficaci strumenti di trattamento per le vene varicose, cercando così di limitare il peso socio-economico di questa importante patologia.

Bibliografia
Serra R et al., Biomark Med 2020 Feb;14(2):75-80. doi: 10.2217/bmm-2019-0408.